Biogas forum

The goal of the Biogas Forum is to facilitate asynchronous communication among users. It provides an inclusive space for sharing best practices, cultivating new concepts and remedies. Access to the forum is restricted to individuals who have registered. If you lack an account, kindly select the registration option; if you’re already a member, please log in.

Allevamento e bioga...
 
Notifications
Clear all

Allevamento e biogas: il caso dell’Azienda Agricola Le Barbiselle di Elisabetta Quaini - articolo pubblicato su Ruminantia

1 Posts
1 Users
0 Reactions
91 Views
Posts: 4
Registered
Topic starter
(@luna-del-pizzo)
Member
Joined: 4 months ago

Come aiutare le aziende zootecniche a diventare più circolari e sostenibili: il progetto ALFA ed il supporto nello scegliere un impianto su misura per l’azienda

Il settore zootecnico e quello agricolo stanno lentamente vivendo una fase di trasformazione, spinti dalla necessità di ottimizzare l’uso delle risorse e di ridurre l’impatto ambientale. Le aziende zootecniche, in particolare, possono svolgere un ruolo chiave nella transizione energetica grazie alla produzione di biogas, una fonte di energia rinnovabile che permette di valorizzare i sottoprodotti agricoli e contribuire all’economia circolare.

L’Azienda Agricola Le Barbiselle, situata a Cremona, è un esempio concreto di come il biogas possa diventare una risorsa strategica per il settore. Grazie al supporto del progetto ALFA -finanziato dall’Unione europea nell’ambito di Horizon Europe, e alle consulenze fornite dall’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (APRE) e dall’esperto Luca Zambelli, Elisabetta Quaini ha scelto di installare un impianto di biogas da 74 kW entro il 2025, alimentato esclusivamente dai liquami dei suoi animali.

Questa scelta, però, non è stata immediata. Quando Elisabetta ha partecipato alla open call di ALFA, era incuriosita dal biogas ma anche scettica a causa delle proposte ricevute fino a quel momento, poco sostenibili dal punto di vista dell’economia circolare e con costi elevati. Ora ha trovato una soluzione su misura per la sua azienda, dimostrando che le aziende zootecniche e agricole, se correttamente informate e supportate, possono diventare protagoniste della transizione energetica.

In questa intervista, Elisabetta ci racconta la sua esperienza, le difficoltà iniziali, il ruolo del progetto ALFA e i benefici che si aspetta dall’installazione del nuovo impianto di biogas.


Il contesto e la sua storia

Elisabetta, ci racconti un pò la storia dell’Azienda Agricola Le Barbiselle: quali sono le sue principali attività?

«La nostra azienda è gestita dalla mia famiglia da ben cinque generazioni. La storia di Barbiselle ha inizio con il mio bisnonno Luigi, agli inizi del 1800. In seguito, mio nonno Lodovico, di ritorno dalla Prima Guerra Mondiale, si stabilì definitivamente a Barbiselle, proseguendo l’attività agricola di famiglia. Negli anni ’70, mio padre riuscì a liquidare i suoi sei fratelli, consolidando la gestione dell’azienda e ampliandola con l’acquisizione di altre due proprietà confinanti.

Nel 1995 ho fatto il mio ingresso in azienda e, con il passare del tempo, abbiamo progressivamente aumentato la produzione di latte. Un passo importante è stato fatto nel 2017, quando abbiamo costruito una nuova stalla dotata di una sala di mungitura a giostra, capace di mungere 500 vacche. Già nel 2010 avevamo avviato un intervento di riqualificazione di tutti i tetti dell’azienda, installando un impianto fotovoltaico da 630 KW.

Dal 2022, la mia famiglia continua a gestire l’azienda coinvolgendo anche la prossima generazione: le mie due figlie, Chiara e Maddalena. Da sempre alleviamo con passione la razza Frisona in purezza, considerata la vacca da latte per eccellenza. Oggi l’azienda conta circa 1.200 capi totali, di cui 600 vacche in mungitura, e conferisce ogni anno circa 80.000 tonnellate di latte alla Cooperativa Latteria Soresina, che trasforma il nostro prodotto in Grana Padano.

L’intera superficie aziendale si estende per 250 ettari, tutti coltivati a foraggi destinati all’alimentazione del nostro bestiame».

Quali sono le sfide principali nella gestione di un’azienda agricola di questa portata?

«Oggi più che mai occorre essere dei veri e propri manager con competenze in molti campi: economico-finanziario, agronomico, veterinario, agro energetico. Occorre poi conoscere la dinamica mondiale dei mercati, monitorare prezzi, efficientare al meglio le produzioni utilizzando tutti gli strumenti tecnologici a disposizione, costruire business plan e monitorare i rischi della propria attività cercando di minimizzarli».

Quando ha iniziato a interessarsi al biogas? Quali proposte di impianto aveva ricevuto prima di entrare in contatto con il progetto ALFA, e cosa non la convinceva?

«Ho cominciato ad interessarmi nel 2010, e successivamente ho ricevuto numerose proposte per costruire grandi impianti della potenza di 1 M watt, con la proposta allettante di ricevere i fondi per la realizzazione e dividere gli utili al 50%, con rischi di gestione a mio carico. Da subito ho fatto presente che l’azienda era ed è al servizio degli animali, ma per gli investitori dai progetti grandiosi non è un problema affittare terra o acquistare prodotti in campo. Si parlava infatti di alimentare l’impianto con prodotti nobili come il trinciato di mais. Da subito ho pensato ai rischi di un tale progetto: e se il prezzo del mais fosse aumentato? E se la grandine avesse colpito le colture e non avessimo avuto prodotto per alimentare l’impianto? E se l’affitto della terra fosse diventato insostenibile? E se si fosse generata inflazione nel sistema? E poi perché destinare il mais alla produzione di energia?

In seguito, altri investitori mi hanno proposto di realizzare impianti di grandi dimensioni o di conferire il liquame ad altri. Ho sempre rifiutato per l’eccessivo indebitamento che avrebbe comportato l’investimento, e per non rinunciare al liquame e letame aziendale che per me costituiscono una ricchezza e non un rifiuto. Da ultimo, lo scambio di prodotti e il transito di mezzi di trasporto costituiva una minaccia alla biosicurezza dell’allevamento, oltre a generare un notevole impatto ambientale».


Il supporto del progetto ALFA ed i benefici per l’azienda

Cosa l’ha spinta a candidarsi alla open call del progetto ALFA?

«Da oltre 20 anni partecipo all’associazione European Dairy Farmers e rappresento l’Italia nel Board dell’associazione. In occasione di una riunione ho appreso della collaborazione con il progetto ALFA. Ho ricevuto l’invito ad iscrivermi sulla piattaforma, per curiosità, e per capire se poteva essere un’opportunità per l’azienda. Sono sempre stata curiosa di capire ed esplorare nuove opportunità».

Che tipo di supporto ha ricevuto? Ed in che modo questo l’ha aiutata a prendere una decisione consapevole?

«Grazie al progetto ALFA ho conosciuto un bravo consulente che per la prima volta mi ha dato un consiglio diverso dai precedenti. Era una persona terza, non doveva vendermi nulla».

Quali elementi l’hanno convinta ad installare un impianto più piccolo? E quali vantaggi ha visto nel ridimensionamento dell’impianto rispetto alle proposte iniziali?

«La dimensione più contenuta mi avrebbe impegnata meno, sarebbe stato più semplice ottenere permessi e l’investimento sarebbe stato più sostenibile dal momento che già avevo presentato un Piano di sviluppo rurale alla Regione Lombardia per modernizzare l’azienda. Inoltre, avrei potuto sfruttare il digestato come lettiera, oltre che come concime, valorizzandolo ulteriormente e risparmiando sul consumo di paglia».

In che modo un impianto alimentato esclusivamente dai liquami animali rappresenta una soluzione più sostenibile rispetto agli impianti più grandi proposti in precedenza?

«Personalmente penso non sia etico destinare prodotti alimentari alla produzione di energia. La terra è un fattore scarso e costoso in Pianura Padana, e la dimensione aziendale non consente di destinare nulla per l’impianto. In questi anni, inoltre, abbiamo assistito ad un aumento progressivo dei costi di produzione dei foraggi, ad eventi atmosferici sempre più estremi e all’avvento dell’inflazione che ha eroso le tariffe incentivanti».

Quali benefici si aspetta in termini di riduzione dei costi energetici e redditività aziendale?

«È di facile calcolo il risparmio per l’azienda: l’idea è di azzerare il costo dell’energia. L’azienda sarà indipendente dal mercato dell’energia e dagli shock a cui abbiamo assistito recentemente; inoltre, utilizzerà l’energia termica per abbeverare gli animali con acqua tiepida e anche per riscaldare le case d’abitazione. Se la nuova tariffa incentivante sarà allettante, si potrà valutare la convenienza di realizzare un secondo impianto in futuro, con l’obiettivo della vendita dell’energia. In questo modo tutto il liquame verrà utilizzato».


Prospettive future e consigli per altri allevatori ed agricoltori

Quest’anno, lei è stata relatrice in due differenti eventi organizzati dal progetto ALFA – il Networking Event danese ed il Mutual Learning Workshop organizzato a LLeida dall’Hub spagnolo – raccontando la sua storia. Lei pensa che gli allevatori e le aziende siano sufficiente informati e consapevoli circa il biogas ed i benefici che questo potrebbe portare?

«Penso che in Italia se ne sia parlato abbondantemente, ma che oggi il settore sia in stallo. I vecchi impianti a cui scadono gli incentivi devono convertire in biometano, e la conversione è costosa e difficoltosa. Il governo deve decidere che indirizzo prendere per rendere conveniente investire ancora e rendere le aziende maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale, senza dimenticare che, se economicamente non conviene, nessuno investirà. Tutti sono in attesa.»

Quali opportunità vede per gli allevatori italiani in relazione alla produzione di biogas, e cosa consiglierebbe a chi sta valutando l’installazione di un impianto?

«È difficile dare consigli perché ogni azienda ha proprie caratteristiche e ogni situazione va analizzata attentamente. L’aspetto poi dell’accesso al credito è di grande importanza e va gestito bene. Il consiglio che do è di interpellare consulenti competenti, non solo le aziende che rispondono ad un interesse commerciale».

Dal punto di vista delle politiche e dei finanziamenti, quali misure potrebbero, secondo lei, incentivare maggiormente l’adozione del biogas nelle aziende zootecniche ed agricole?

«Le scelte politiche devono essere chiare e calate anche a livello territoriale in modo da rendere l’iter burocratico univoco e veloce. L’incentivazione è fondamentale per spingere le aziende ad investire nella produzione di energia da fonti rinnovabili. La riconsiderazione del prodotto digestato come concime nobile e conseguente alleggerimento dei vincoli ambientali (obbligo di copertura delle vasche, spandimenti, ecc.)».

Infine, quali sono i suoi prossimi obiettivi per l’Azienda Agricola Barbiselle?

«Modernizzare, adottare le tecnologie dell’IA applicate al nostro settore, avere giovani che gestiscono i robot e analizzano i dati per accudire gli animali e produrre sempre meglio. Il benessere dei nostri animali equivale a benessere per noi e per l’ambiente. L’obiettivo non è la dimensione grande ma l’efficienza. L’azienda Barbiselle è in equilibrio: terra – animali, il rapporto deve essere assolutamente rispettato e preservato».

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Articolo pubblicato su Ruminantia il 18/06/2025 Allevamento e biogas: il caso dell’Azienda Agricola Le Barbiselle di Elisabetta Quaini – Ruminantia – Web Magazine del mondo dei Ruminanti


©2025 ALFA Engagement Platform

Log in with your credentials

or    

Forgot your details?

Create Account